Intervento presentato alla Conferenza “Festival dell’Astrologia del Salento e Sud Adriatico” 20/03/2015
In tutte le culture antiche il tempo ha un andamento ciclico: è un continuo prodursi e disfarsi, un nascere e morire per poi ricominciare, che ha le radici nella ciclicità della natura: l’alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni, il ciclo zodiacale, il sorgere ed il tramontare delle costellazioni.
Questa concezione tipicamente greca della storia sociale e personale e del tempo si riflette in una serie di tecniche astrologiche che hanno lo scopo di spiegare (a posteriori) o prevedere (a priori) le alterne vicende umane. In tempi moderni l’astrologia praticata dai greci è stata definita da uno dei massimi esperti di storia dell’astronomia antica, David Pingree, “continuous astrology”, perché presuppone una visione in cui il tema natale non è statico ma è considerato in movimento e cambiamento continuo.
Una delle tecniche ampiamente utilizzate e di cui troviamo traccia in numerosi autori è quella nota come “il terzo, il settimo e il quarantesimo giorno della luna”.
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